I CARMELITANI

Probabilmente già negli ultimi anni del XII secolo alcuni pellegrini provenienti dall’Europa si stabilirono in un canalone sul fianco meridionale del Monte Carmelo, nel Wadi ’ain es Siah, dove animati dalla memoria del profeta Elia iniziarono a condurre vita eremitica e penitente. Tra il 1206 e il 1214 gli eremiti chiesero al patriarca di Gerusalemme Alberto, che risiedeva nella vicina S. Giovanni d’Acri, perché la Città Santa era in mano turca, una Formula di vita sulla quale regolare la propria vita. Al centro delle celle in cui vivevano, i frati costruirono un oratorio dedicato alla Signora del luogo; Maria, la madre del Signore della Terra Santa nel cui ossequio si erano posti gli eremiti.

Verso il 1238 iniziarono a tornare in Europa probabilmente nei luoghi da dove erano partiti; troviamo comunità carmelitane a Cipro, Messina (1235), Aylesford e Hulne in Inghilterra (1242), Les Ayglades presso Marsiglia (1244), Pisa (1249). L’incontro con l’effervescente chiesa europea di quel tempo convinse i frati a chiedere al Papa la conferma della propria forma di vita. Nel 1247 Innocenzo IV confermò la Formula di vita, facendone così una vera e propria Regola di un Ordine Mendicante, come quelli dei francescani e dei domenicani.

La storia del Carmelo lunga ormai otto secoli è ricca di vicende e di figure sante. Dai più antichi, S. Angelo (prima metà del sec. XIII) e S. Alberto († 1307), passando per vescovi come S. Andrea Corsini († 1374) e S. Piertommaso († 1366), si giunge ai grandi mistici S. Teresa di Gesù († 1582), S. Giovanni della Croce († 1591) e S. Maria Maddalena de’ Pazzi († 1607). Più recenti S. Teresa di Gesù Bambino († 1897) e i martiri del nazismo S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e il B. Tito Brandsma, ambedue morti nel 1942 rispettivamente ad Auschwitz e Dachau.

L’Ordine oggi, a seguito del rinnovamento postconciliare, si definisce come una fraternità orante in mezzo al popolo. Attraverso la vita fraterna, la preghiera personale e comunitaria, il servizio multiforme al popolo di Dio, carmelitani e carmelitane cercano il volto del Dio vivo e vero; sull’esempio di Elia si rendono disponibili a realizzare il progetto divino come Maria, in un atteggiamento contemplativo, che rende possibile una forte esperienza di Dio nella vita personale e nella storia.

La Regola traccia le linee matrici della vita carmelitana nell’ossequio di Cristo secondo lo spirito dell’Ordine; meditare giorno e notte nella legge del Signore, nel silenzio e nella solitudine, perché la parola di Dio dimori abbondantemente nel cuore e nella bocca di chi la professa; praticare assiduamente la preghiera specialmente con veglie e salmi; rivestirsi delle armi spirituali; vivere in comunione fraterna, espressa nella quotidiana celebrazione dell’Eucarestia, nell’incontro capitolare dei fratelli e nella comunione dei beni; correzione fraterna e caritativa delle colpe; austerità di vita col lavoro e la mortificazione, fondata nella fede, speranza e amore; conformità della propria volontà con la volontà di Dio, ricercata nella fede con il dialogo e con il servizio del priore ai fratelli.

Caratteristiche della spiritualità del Carmelo sono pure la nota eliana, che i carmelitani hanno sviluppato trovandosi a vivere sul Carmelo, luogo delle gesta del grande profeta e la familiarità di vita spirituale con Maria, di cui il titolo di Fratelli e la prima chiesa sul monte Carmelo, a lei dedicata, sono segni eloquenti.

(Costituzioni O.Carm. n.11-12)